SERVE ANCORA IL PARLAMENTO ?
di Giuseppe Valerio
Siamo in una situazione delicata di passaggio.
Ce ne sono state altre nel corso di questi sessant’anni e quasi sempre sono state superate all’ultimo minuto con un compromesso che spingeva l’Europa in avanti verso forme più strette di collaborazione su temi specifici, seguendo la vecchia impostazione funzionalista anni ‘50 di Monnet e Schumann.
Ora, però, la crisi, sembra più difficile perché tocca interessi e risorgimenti nazionali che sono figli più dei primi decenni del secolo passato che degli ultimi periodi.
La situazione si fa drammatica. Come pensare che un popolo (quello greco), ingannato dai suoi governanti per tanti anni e vissuto a spese d’altri per decenni, possa oggi restituire debiti per centinaia di miliardi. Anche a voler lavorare per pagare i debiti non ce la farebbe. Questa è la forza di chi oggi può “perdere tutto” sapendo che alla fine “non perderà niente”.
Detto questo, però, è evidente che da tante parti – ancora in minoranza per la verità – si imprechi contro “questa Europa” significando che all’Unione europea non si rinuncia anche se la si vorrebbe un po’ più vicina o confacente ai propri desiderata.
Quindi ancora sì all’Unione europea.
Il problema è che i passi avanti in questi decenni sono stati possibili perché c’era una classe dirigente che credeva in alcuni valori e principi e che sapeva “guidare” responsabilmente le proprie opinioni pubbliche assumendosene le responsabilità.
Non si può ricorrere al “popolo” quando non si sa come andare avanti. E’ un modo improprio e fuorviante di essere “capi” o rappresentanti del popolo.
Leader sono le guide e le guide sono coloro che sanno e conoscono il percorso da fare!
Detto questo, però, non si può sottacere un altro “pericolo” per la democrazia o, meglio, una diversa concezione di quella che siamo stati abituati a considerare la democrazia “liberale”.
In un anno, per esempio, il governo italiano ha “imposto” 30 voti di fiducia anche su provvedimenti non urgenti, ma addirittura su cosiddette “riforme”.
Gli ultimi governi non sono stati da meno, quasi che il Parlamento fosse una fabbrica dove o si “blatera” e si “perde tempo” oppure bisogna “costringerlo” a dire sempre sì pena lo scioglimento delle Camere e tutti a casa. Immaginate quale fifa e quale paura specie in coloro che, non eletti ma nominati, sanno per gran parte che non saranno nemmeno più candidati. Questa è la politica, purtroppo, oggi!
Centocinquanta deputati che secondo la Corte Costituzionale non avrebbero titolo a stare in Parlamento e che invece decidono su cose importanti a cominciare dalla riforma della Costituzione.
Ricordo sempre una dichiarazione dell’ex Presidente Berlusconi quando, come era solito fare nei passaggi più delicati, dichiarò che in Parlamento bastavano 30 persone e che era sufficiente che ogni gruppo parlasse una volta come se fosse un Consiglio di Amministrazione.
Guardando la cosa da un altro punto di vista, i continui voti di fiducia cosa sono, se non il voler ridurre a pochi interventi la discussione e poi in maggioranza accettare passivamente la proposta del Governo?
Vero è che oggi si tende ad identificare le “politiche” sorvolando sulle differenze tra destra e sinistra.
E’ vero che ci sono documenti che identificano in personaggi governativi i migliori “esecutori” di piani e proposte elaborate dal centro destra per vincere le elezioni del 2013.
E’ vero che la “sconfitta” dell’on. Bersani consente con il premio di maggioranza all’attuale inquilino di >palazzo Chigi di imporre la sua linea, ma questo metodo – apparentemente decisionista – ma sostanzialmente antiparlamentare tende ad oscurare il lavoro dei rappresentanti del popolo, incentrando la vita politica e legislativa soprattutto sull’azione del governo.
Allora serve ancora il Parlamento?
Noi crediamo di sì, anche con le sue lentezze e l’apparente farraginosità.
La questione, come sempre, non è dei meccanismi parlamentari ma della politica.
Abbiamo visto che quando c’è stata la volontà, il Parlamento ha legiferato in meno di un mese!
La demagogia populista che sembra abbia conquistato anche zone ed ambienti impensabili qualche tempo fa, può far male alla democrazia ed anche agli interessi del popolo.
Segretario generale aiccre puglia
Membro direzione nazionale
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