PROPOSITI E PROPOSTE PER IL 2016

PROPOSITI E PROPOSTE PER IL 2016

di Giuseppe Valerio

E’ costume ad inizio anno riflettere sul pregresso e stabilire nuove azioni o un nuovo metodo di azione per l’anno nuovo.

Per noi dell’Aiccre il compito è ancora più rafforzato dall’evenienza che nel 2016 saranno celebrati i congressi per rinnovare gli organi delle federazioni – almeno di quelle costituite e funzionanti (delle altre non si è stati capaci di attivare gli organismi o di trovare persone in grado di rappresentare localmente l’associazione) –, degli organismi nazionali ed europei.

Avremo presumibilmente in febbraio le assemblee regionali, poi quella nazionale fissata per il 17-18 marzo ed infine a Nicosia – Cipro – dal 20 al 22 aprile l’assise del CCRE.

Insomma una ventata di dibattiti e discussioni per verificare cos’è ancora la nostra associazione e per individuare ciò che si potrà fare nei prossimi anni.

Intanto la dirigenza uscente ha deciso di bloccare ogni programma a fine marzo, avendo stabilito di approntare il bilancio preventivo, appunto, con termine al 31 marzo.

E già qui ci sarebbe una prima considerazione e proposta – non nuova, avendola lanciata già nei mesi scorsi.

Abbiamo verificato le difficoltà economiche e finanziarie dell’associazione, difficoltà derivanti dal calo delle entrate sia per le quote dei soci che dei progetti. La “crisi” ha costretto a pesanti licenziamenti e alla riduzione per tutti i dipendenti dell’orario di lavoro col part-time.

Non solo: per anni le federazioni regionali hanno dovuto “accettare” l’idea di dimezzare i trasferimenti a loro favore per sostenere, appunto, la struttura centrale.

Noi proponiamo, in uno scenario in cui gli enti locali sono stretti nella morsa dei trasferimenti statali dimezzati e quindi dalla necessità di “tagliare” anche le poche centinaia di euro per l’iscrizione alle associazioni – specie la nostra che li sostiene e li rappresenta presso gli organi dell’Unione europea -, nella considerazione che la stragrande maggioranza dei dirigenti aiccre – per altro rappresentata dalle federazioni regionali – lavorano come volontari e gratuitamente – tutta la dirigenza, a tutti i livelli, con un dispositivo anche statutario, deve lavorare gratis, salvo i dovuti rimborsi spese previsti dagli appositi regolamenti già in vigore.

Tutti a lavoro, tutti volontari, tutti gratuitamente!

E’ noto che il CCRE, l’associazione europea di rappresentanza dei poteri locali in Europa, ha all’art. 1 dello Statuto il richiamo, tra l’altro, alla costruzione di un’Europa “federale”.

Da qualche tempo, però, forse per la non incisiva presenza di sezioni nazionali come l’italiana, sta scomparendo questo riferimento – che, poi, è la ragione della nostra presenza in Europa -. In diverse occasioni pubbliche, come anche attraverso lettere e documenti al segretario generale Vallier, alcuni dirigenti dell’Aiccre hanno richiamato al rispetto dello Statuto. Finora c’è stata indifferenza e noncuranza da parte degli organi del CCRE.

La Direzione nazionale dell’Aiccre a marzo 2015 ha approvato all’unanimità una mozione con cui impegnava la dirigenza nazionale a creare le condizioni – richiesta formale di una discussione, come deciso a Cadice nel 2012, sul federalismo, indizione di un incontro tra le sezioni nazionali più federaliste come la francese e la spagnola – per il rispetto dello Statuto. Anche da questo punto di vista poco o nulla è stato fatto.

La nostra proposta è che i delegati italiani al prossimo congresso di Nicosia a Cipro richiedano espressamente la menzione del federalismo nel documento politico o si astengano dal votarlo. E sarebbe per il CCRE un fatto politicamente molto grave se lo fa la sezione italiana o, ancora meglio, se all’Italia si associno altre sezioni nazionali.

All’Italia dopo l’ultimo congresso – anche per la indispensabilità dei voti per l’elezione del segretario generale Vallier – era stata attribuita la vice Presidenza vicaria del CCRE a Bruxelles nella persona dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Ora è stato nominato come uno dei vice presidenti il Presidente della regione Emilia –Romagna, Bonaccini.

Per noi è un passo indietro, non per la persona ma per l’incarico. Ma, anche qui, metodo nuovo. Non è possibile che la direzione nazionale si trovi a non dire una parola su queste nomine. Ciò che spetta alla sezione italiana riteniamo che debba passare attraverso la direzione nazionale, anche per impegnare coloro che vengono designati o eletti in organismi europei a tenere stretti contatti con l’Aiccre. Cosa che finora non si è vista.

L’esperienza di questi anni ci ha insegnato che i proclami congressuali vengono spesso contraddetti dalle azioni pratiche, a cominciare dall’impegno di coloro che vengono inseriti nella lista congressuale per far parte del consiglio nazionale, della direzione e degli altri organismi previsti dallo statuto.

Negli ultimi anni la presenza e l’impegno è stato portato avanti solo da un terzo di quanti – magari sgomitando o sollecitando i vari “partiti”- hanno ottenuto il “posto” nei vari organismi associativi.

Anche qui una proposta. Nessuno contesta il “diritto” che i partiti designino loro rappresentanti, ma che siano persone “interessate” a certe tematiche e convinte “europeiste”, diversamente si annoieranno o non troveranno stimoli giusti, specie quando si accorgono che nell’Aiccre non c’è grana, non c’è potere e bisogna solo lavorare gratis per un “ideale”.

Il parere delle federazioni regionali può essere utile in questa direzione di marcia.

Lo statuto vigente prevede tra gli organi anche l’ufficio di presidenza e la possibilità di alcune consulte o comitati tematici.

Anche qui noi proponiamo di modificare lo statuto prevedendo che nell’ufficio di presidenza ci siano i rappresentanti delle federazioni regionali – 5/7 – ai quali il presidente affida il coordinamento delle consulte – comitati che il Consiglio nazionale volesse istituire sotto il profilo organizzativo.

Chiunque può e deve prendere atto che quando questo è accaduto – per esempio nel recente passato e fino all’infausta ed inspiegabile decisione di marzo 2015 di azzerare ogni incarico nazionale – i dirigenti delle federazioni incaricati hanno riscosso plauso e riconoscimento del lavoro svolto con efficacia.

Infine i soci. Terminata la polemica di alcuni anni fa sui soci individuali – oggi paradossalmente tutti gli incarichi nazionali sono tenuti da soci individuali – ci siamo posti la domanda del perché un comune dovrebbe continuare a far parte dell’Aiccre o iscriversi come nuovo socio, impegnando quelle poche centinaia di euro dal bilancio pubblico.

Noi siamo nati – dietro la spinta di uomini come Serafini ecc… – unitariamente raccogliendo su una proposta di Europa federale forze politicamente eterogenee se non contrapposte che dalla DC passavano al PCI segnando il PSI ecc..

Questa caratteristica è stata poi ampliata con l’essere non la rappresentanza di una parte dei poteri locali – per esempio i comuni o le province, ma unitariamente tutto l’arco dei poteri locali dal comune alla regione proprio in virtù e grazie all’idea federale.

Se oggi – in un momento di confusione – proprio noi dovessimo abdicare o diluire – non sappiamo poi per che cosa e per dove parare – l’idea federalista, ci chiediamo per quale ragione una parte consistente di enti locali dovrebbe continuare a far parte dell’Aiccre o quale forza di attrazione noi avremmo sui tanti consiglieri locali.

Certo oggi le forze politiche si sono trasformate, altre nuove sono sorte. La metà dello schieramento politico sostanzialmente ha un’idea “diversa” dell’Unione, se non è proprio contraria. Prima che alla “politica” si pensa all’economia e ad interessi nazionali e particolari,

Per noi è tempo di riparlare e ripartire dalla COSTITUZIONE EUROPEA – idea in passato bocciata, per esempio, dai francesi – oggi si vedono le conseguenze – unica fonte per avere un’Unione più coesa, più politica, più determinata, perché senza la legge fondamentale non è possibile ottenere il resto. E’ tempo di abbandonare il metodo funzionalista di monnetiana memoria – che pur ha avuto grandi meriti – perchè ora o si costruisce l’Europa in cui i cittadini siano i veri depositari del potere eleggendo un Parlamento che esprima un Governo oppure la complessità e, a volte, farraginosità, del “moloch” europeo si rivelerà debole e fragile e in procinto di collassare.

Non pensiamo che in Europa potrà accadere ciò che fu per gli Stati Uniti d’America, dove una discussione simile tra gli stati confederati portò alla guerra civile. Le conseguenze, per l’Europa, potranno non essere sanguinose ma ad ogni modo serie e drammatiche.

L’Aiccre deve fare questa battaglia perché è il suo ubi consistam. Diversamente non c’è motivo che continui ad esistere e a far spendere i due milioni di euro o poco più del suo bilancio.

E’ questo lo spirito che ci anima nel nuovo anno. E’ questo l’impegno che chiediamo all’Aiccre, perché noi siamo già impegnati in tal senso. E’ questa la nostra linea d’azione per il congresso.

Come è sempre accaduto nel passato, l’Aiccre- proprio per non essere associazione di potere ma di politica – saprà far tesoro ed accogliere quanto da noi proposto per migliorare l’organizzazione interna e lanciare una politica vincente all’esterno: vincente perchè fatta proprio dalle forze politiche più rappresentative del nostro popolo.

 

Membro direzione nazionale

Segretario generale aiccre puglia