I NODI AL PETTINE

I NODI AL PETTINE

di Giuseppe Valerio

Ci hanno insegnato ad avere pazienza, a saper aspettare.

La storia deve fare il suo corso e, per quanto tu puoi darti da fare per influenzare gli eventi, i corsi della storia emergeranno “spontanei”.

Insomma prima o poi ciò che si fa emerge potente ed inalterato perché le cose della storia avanzano per conto proprio.

Cosicché oggi stanno riemergendo alcune verità che la politica aveva o ignorato o volutamente nascosto.

E’ bastato che un sindacalista si facesse politico, che un forte sindacato di sinistra contestasse un ormai “falso” partito di sinistra che il capo di quel partito, nonché capo del governo nazionale, li sfidasse entrambi richiamando la “verità”  che vuole “regolamentare” partiti e sindacati per assicurare a tutti i cittadini la possibilità di concorrere, a mezzo dei partiti e dei sindacati, alla costruzione della vita democratica dell’Italia.

Ci compiacciamo ricordare i nostri diversi interventi sull’argomento nel corso di questi anni!

Altra verità: le tasse.

Al governo in questi mesi c’è stato il mantra, meglio la cantilena del taglio delle tasse, ma in questo  momento di dichiarazione dei redditi, in tanti si sono resi conto che quest’anno hanno sborsato più denari di prima. Infatti le tasse si impongono non solo per coprire le spese dello Stato, ma pure i servizi delle regioni, dei comuni e delle province (avevano detto che le sopprimevano: hanno solo soppresso il diritto dei cittadini di scegliersi gli amministratori provinciali!).

Se si sommano le tasse dello Stato a quelle degli enti locali viene subito in evidenza che la loro somma è superiore a quella degli anni precedenti

Il lavoro. Lo slogan è stato dare uguali diritti a quelli del lavoro precario rispetto agli occupati fissi.

E’ venuto fuori che si sono abbassate le tutele non ai fissi ma a tutti i lavoratori!

Le riforme. C’è l’equivoco di chi ha concorso o concorre alle riforme costituzionali –non poca cosa 48 articoli della Costituzione rivisti e cambiati. Certo, se l’opposizione si accorge che la maggioranza propone riforme da essa sostenute nel passato, è corretto che insieme portino avanti le stesse riforme. Il guaio comincia quando non si capisce più dove inizia la maggioranza o finisce l’opposizione e le furbate distruggono le intese nel porto delle nebbie delle proprie convenienze.

Francamente e per esperienza non capiamo l’assenza di qualcosa di scritto in un patto politico. Il Nazareno non poteva essere un pour parler, una chiacchierata ed una stretta di mano.

E’ fuori della nostra logica e della esperienza dei rapporti politici che finora abbiamo conosciuto.

Se è così non si giustificherebbe l’atteggiamento di Silvio Berlusconi. Ma non crediamo che un uomo navigato come lui si sia impuntato, come un bambino capriccioso, se gli “accordi” non prevedevano quello “spirito di pacificazione” che hanno .- ricordiamolo – portato Renzi a “spodestare” l’on. Enrico Letta e “prendere il potere”. E’ stato l’accordo “spregiudicato” con Silvio Berlusconi ad insediare Renzi al GOVERNO  del Paese.

Reggeranno le riforme istituzionali così congegnate e senza l’accordo con Forza Italia?

Intanto occorre sottolineare che nel momento dell’abbandono aventiniano delle opposizioni dalla Camera solo 308 deputati sono stati favorevoli, quindi nemmeno la maggioranza. Ergo, ci vorrà comunque la chiamata referendaria del popolo italiano.

Chi vivrà vedrà!

Due: la chiama “riformatrice” risponde ad un disegno riaccentratore e centralista. Tornano a Roma competenze fondamentali che ora sono appannaggio delle Regioni.

Le province, fino a modifica costituzionale, rimangono con  le competenze che avevano ma le si fa morire di fame tagliandone a carne cruda risorse indispensabili per far andare avanti le competenze rimastele.

Inoltre ci piace sottolineare un altro aspetto, magari secondario, ma che denota l’approssimazione del dibattito incentrato più su accordi notturni fra “oligarchi” che frutto di un dibattito franco ed aperto fra le forze politiche (esistono ancora?), i gruppi parlamentari e la società civile.

Rimarrebbe la norma che consente al Presidente della Repubblica di nominare alcuni senatori a vita.

L’ultima infornata l’ha fatta l’ex Presidente Giorgio Napolitano allorquando garantì nel 2011 un governo “extra parlamentare”, ma parlamentarizzato prima dalla sua riconferma a Presidente e poi dalle larghe intese sul Governo, e poi con cinque nuovi senatori a vita tra i quali Renzo Piano. (vedi nota alla pagina seguente)

Abbiano appurato da una lettera di quest’ultimo al Corriere della Sera che egli risiede  in Francia, dove pagherebbe le tasse, da molti decenni.

Questo è troppo! Nominare senatore della Repubblica italiana un signore che non è  residente e che acquisisce il diritto di legiferare e quindi decidere per i cittadini italiani! Ci pare assurdo!

Niente a proposito ci pare si dica nella riforma costituzionale di brand renziano!

Come si vede ci sono aspetti che prima o poi emergono e che la pubblica opinione non tollera più, poichè i nuovi mezzi di comunicazione – sono tanti e così diffusi ed utilizzati – li scoprono nonostante la carta stampata, molte volte asservita o succube del potere dominante, non li faccia emergere per convenienza, piaggeria o spirito di parte con chi detiene il momentaneo potere.