UN’UNIONE PIU’ COESA

Un’Unione piu’ coesa

di Giuseppe Valerio

Sto nell’Aiccre da oltre 27 anni, dal lontano congresso costitutivo della federazione pugliese a Bari (palazzo della provincia sul lungomare) – commissario il prof. Franco Punzi e Presidente dell’assemblea l’allora segretario generale aggiunto Fabio Pellegrini. Accompagnava me sindaco l’amico consigliere comunale Raffaele Di Corato. Partecipammo più per curiosità e perché attratti dall’idea di una visione politica più larga, di un orizzonte meno nazionale, meno provinciale, più lungo.

L’Europa, allora, era vissuta con lontananza e, nella prospettiva dei comuni e degli enti locali, ci attraevano maggiormente le iniziative dell’ANCI anche per le immediate ricadute sugli enti da noi amministrati. Infatti io ero nell’ufficio di presidenza dell’Anci Puglia e nella commissione nazionale per il personale.

Ma quel congresso regionale dell’Aiccre ci fece scoprire una realtà diversa. L’Anci sì, come rappresentanza e “sindacalizzazione” dei problemi dei comuni, ma l’Aiccre si rifaceva a cose più importanti: il riconoscimento dei poteri locali in chiave europea e quindi con ricadute sulla legislazione italiana, la rivendicazione che l’Europa apparteneva ai cittadini prima che ai governi nazionali, quindi la battaglia federalista per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.

Aggiungo che mi intrigava anche l’organizzazione interna dell’associazione: ci stavano tutti i partiti, anche se sostanzialmente la parte più importante la esercitavano la DC, il PCI e il PSI. Ricordo – l’ho direttamente vissuta – la battaglia dell’allora Presidente della regione Lazio Francesco Storace, uomo dichiaratamente di “destra”, per la conquista della presidenza nazionale dell’associazione. In definitiva un’associazione rappresentativa e, soprattutto, “inclusiva”, sempre alla ricerca e alla valorizzazione di uomini e donne capaci di un impegno gratuito al servizio di battaglie ideali da combattere sullo scenario ampio dell’Europa. L’Aiccre faceva e fa parte del CCRE/CERM la più rappresentativa organizzazione dei poteri locali in Europa.

Durante questi lunghi anni abbiamo assistito a tanti avvenimenti e partecipato direttamente ad importanti appuntamenti – ne ricordo emblematicamente due: il sostegno al sì nel referendum a Malta prima del suo ingresso nell’Unione, la marcia per l’Europa a Roma lo scorso 25 marzo.

Due dati abbiamo acquisito su tutti gli altri in  questi anni, studiando anche la storia dell’Unione:

  1. Nessun passo avanti verso l’unità e l’integrazione è stato fatto se non dopo un periodo di stasi e, a volte, di crisi dell’Europa.

L’ultimo, la Brexit, con la decisione di uno stato membro di uscire dall’Unione.

 

  1. Nessuna importante decisione è stata mai presa se non con l’accordo di Francia e Germania. L’idea stessa di Unione – o, prima, Comunità – è nata dalla imprescindibile necessità di far terminare le lotte e le guerre plurisecolari e periodiche tra le due nazioni o per il predominio politico o per l’accaparramento delle risorse energetiche (carbone e acciaio) esistenti sul confine dei sue Stati.

Oggi stiamo faticosamente uscendo da un periodo di crisi economica e politica che si riflette sulle istituzioni europee.

La classe media, i cittadini comuni si sono “sentiti” abbandonati e indifesi sia sul piano del tenore di vita e della non favorevole prospettiva economica familiare, in aggiunta alla sensazione che il ristabilimento di condizioni economiche generali ricadesse più sulle persone che sulle “società”(banche, imprese, ecc…).

La scarsa incisività dell’Unione nello scenario mondiale, reso più teso dalle contrapposizioni delle “grandi” potenze  – USA, Cina, Russia, India – hanno prodotto, anche in Italia una certa “disaffezione” dei cittadini verso l’Unione.

Ma, dicevo, come è sempre accaduto, un avanzamento dell’ideale europeo è seguito alla crisi e ciò sta avvenendo anche ora.

In aggiunta, una ripresa dell’asse franco-tedesco con l’elezione a presidente della Francia di Emmanuel Macron – significativo emblematicamente l’esecuzione dell’inno alla gioia prima della marsigliese durante la cerimonia di ringraziamento – stanno facendo “riemergere” l’idea che in futuro occorre non meno ma più Europa.

L’ultima sfida, la multa inflitta al colosso GOOGLE di due miliardi e quattrocento venti milioni di euro, avvalora questa nostra tesi. Che cosa potrebbe fare l’Italia, o l’Olanda, o la Spagna, o la stressa Germania, da sola contro colossi economici mondiali?

Come potremmo salvarci in settori come l’energia, la ricerca, la tutela dell’ambiente, la difesa ecc…, da soli?

Dopo il 1954, epoca in cui la Francia fece fallire la CED, comunità europea di difesa,, si riprende a discutere concretamente e, forse, a trovare un’intesa sulla difesa comune con un esercito comune. Vuoi per la richiesta della nuova presidenza americana di stanziare fino al 2% del bilancio nazionale per la difesa, sia per il controllo dei flussi migratori e la difesa delle frontiere esterne dell ‘Unione, sta di fatto che da qualche settimana i 27 concordano di “ristrutturare” i propri eserciti per crearne uno europeo (maggiore efficienza e maggior risparmio economico).

Ma è sull’idea di un futuro diverso, più coeso, più integrato dell’Unione, che si è aperto un confronto, un dibattito con documenti che la Commissione europea sta pubblicando da mesi – libro bianco, report sociale, sulla globalizzazione, sulla difesa ecc…). Dibattito che troverà una sintesi operativa nel Consiglio europeo del prossimo autunno, dopo le elezioni politiche tedesche.

Le opinioni pubbliche continentali, oserei dire le stesse forze “populiste”, sovraniste ed antieuropee stanno riconsiderando le posizioni finora sostenute – uscita dall’euro ecc… – per convergere sulla necessità dell’unione europea anche se in forme “diverse” dall’attuale.

Insomma un cantiere aperto nel quale la federazione pugliese dell’Aiccre, che mi onoro di presiedere, vuole essere presente e nel quale vuole coinvolgere i comuni pugliesi con un apposito consiglio comunale o un incontro cittadino sul futuro dell’Europa.

Un cantiere nel quale vorremmo vedere più impegnata l’Aiccre nazionale con qualche iniziativa politica che, partendo dagli organi nazionali – direzione e consiglio –finora scarsamente convocati  e solo su questioni burocratiche – coinvolgesse quanti decisori politici nazionali hanno la responsabilità istituzionale di introdurre le nostre tesi nei luoghi in cui si fa l’Unione europea, vale a dire un’Europa non meno ma più federalista, non meno ma più integrata, non meno ma più vicina ai cittadini, non meno ma più “forte” nel mondo.

Nonostante tutto, vogliamo rimanere fiduciosi ed ottimisti.

Presidente federazione Aiccre Puglia