IL NAZIONALISMO FA MALE AL POPOLO
Di Giuseppe Valerio
Il sig. Donato Tarollo, attento frequentatore di facebook ed impegnato a livello locale, mi ha chiesto di dirgli un solo vantaggio dell’Unione Europea. Bene, cercherò di farlo pur nel breve spazio di un social.
Premetto che fa piacere che si discutano problemi di politica estera, notando l’assenza, non solo tra le “classi politiche” locali, di discussioni su argomenti di così vitale importanza.
I cittadini si formano negli incontri e nei dibattiti non solo attraverso i talk televisivi. Ed è compito della politica – ma oggi non ci sono più partiti organizzati per il popolo! – “educare” e “formare” i cittadini oltre che rappresentarli secondo le loro volontà.
Torniamo al punto.
L’Unione europea è nata sessanta anni fa a Roma con un Trattato “internazionale” per volontà di sei Stati, pe altro retti da governi a guida democristiana e popolare, per raggiungere sostanzialmente un obiettivo: LA PACE IN EUROPA.
Questo è il fine principale di quella che venti anni dopo la CEE divenne Unione.
LA PACE. LA PACE. LA PACE.
In un continente da secoli diviso tra Francia e Germania alla ricerca del “predominio” europeo – periodicamente una guerra ogni 30-40 anni e sempre lì – e per l’accaparramento di ciò che in quel periodo (non c’era ancora il petrolio) era la fonte energetica primaria: il carbone e l’acciaio.
Jean Monnet, assistente del ministro degli esteri francese Schumann – praticò il metodo funzionalista e propose di gestire “in comune” le risorse energetiche della zona della Ruhr (appunto al confine Francia e Germania – si capisce da qui la ragione della doppia sede di Bruxelles e Strasburgo) affidandole ad una entità sopranazionale, quella che fu chiamata CECA, poi CEE ecc…
Il metodo allora funzionò, non ci sono state più guerre in Europa, ma oggi con l’allargamento delle competenze e dei problemi quel metodo è risultato “inadeguato”. Difatti nessuna proposta può essere accolta se non all’unanimità dei capi di Stato o di Governo. Prima erano sei ora sono ventotto! (metodo intergovernativo e non ancora comunitario). Monnet pensava che mettendosi d’accordo su ogni singolo problema, piano piano ci si sarebbe messi d’accordo e, cedendo sovranità nazionale all’istituto sopranazionale, si sarebbe giunti all’unione politica, lasciando inalterato il fine ultimo che era LA PACE.
Basterebbe questo per capire la straordinaria importanza degli accordi europei che oggi, per la verità già da qualche tempo, andrebbero superati con un accodo complessivo, approvando non un nuovo Trattato, di natura internazionalistica in cui i singoli Stati mantengono la sovranità, ma un vero accordo politico con una COSTITUZIONE e quindi giungere a quello che io con tanti altri auspichiamo GLI STATI UNITI D’EUROPA.
Il popolo vota un Parlamento europeo, il quale vota un Governo – non l’attuale Commissione, un membro per ogni singolo Stato – e quindi nel gioco politico delle maggioranze e minoranze ci sia una gestione che superi il metodo “confederale” per attuare il sano sistema “federale”.
Gli Stati Uniti d’America insegnano sul federalismo, anche se occorre ricordare che negli Stati Un iti d’America hanno dovuto combattere una sanguinosa guerra civile per presidiare l’unità. Cosa che nel Trattato europeo non può accadere poiché all’art. 50 è prevista la clausola che uno Stato può anche andare via – vedi la Brexit – ma poi è evidente che non può ottenere quei “benefici” che gli garantisce l’Unione.
Quindi, caro Tarollo, l’Unione, oggi molto allargata ma avrebbe ancora bisogno dei Balcani, non ha il problema di cedere sovranità ma di accrescerla in campi nei quali i singoli Stati non avrebbero la capacità e la forza di garantire le proprie popolazioni. E ne cito solo alcuni: difesa – cosa potrebbe fare da sola l’Italia?), servizi segreti, economia, ambiente ecc…
Ricordo, poi, con estremo piacere che noi siamo, oggi, contemporaneamente cittadini italiani ed europei, cioè in Germania io e te siamo tedeschi, olandesi in Olanda, spagnoli in Spagna ecc… E così per tutti gli altri quasi 500 milioni di cittadini europei.
L’illusione che un singolo Stato “guadagnerebbe” ad agire da solo è smentito dalla storia.
Solo ad esempio: l’Italia è una nazione manifatturiera. Un mercato interno (qual è quello europeo) garantisce di più rispetto a quello italiano per le nostre esportazioni. La possibilità di avere libertà di movimento per persone e merci è un vantaggio enorme e chi lo ha sperimentato non solo apprezza ma incoraggia. La semplice eliminazione dei visti e delle dogane fa capire che cosa significhi l’Unione.
Ma ripeto quella che è diventata per i più – la globalizzazione economica e finanziaria purtroppo l’ha favorita perchè aveva forti interessi – un’entità economica è nata e rimane uno strumento ed un mezzo efficace per rafforzare la pace.
Quanto all’Italia, paese fondatore e da sempre forte sostenitrice degli ideali e della realizzazione europea, occorre sottolineare che non è l’Europa matrigna, ma probabilmente le sue classi dirigenti degli ultimi anni, che si sono fatte “mettere sotto” dall’economia” tralasciando l’antico mestiere della politica che è di “guidare la nazione” e quindi anche l’economia.
E se oggi qualcuno lamenta che diamo venti per ricavarne dodici, occorre rispondere che non è colpa dell’Europa se noi italiani prendiamo poco, perchè è colpa nostra se non “sfruttiamo” le opportunità europee. Un solo esempio.
Nel settore agricolo, se uno compulsa i dati si rende conto che il principe Carlo d’Inghilterra ha ottenuto moltissimi finanziamenti per le sue terre e noi perché no? Probabilmente non abbiamo le capacità, e qui c’entra la politica nazionale, di organizzarci per presentare proposte meritevoli – secondo i bandi europei che sono pubblici ed uguali per tutti – di ottenere benefici. Oppure le nostre classi dirigenti italiane in Europa non sono in grado di “convincere” gli altri. Dove, per inciso, è possibile approvare proposte solo col consenso di tutti ed in alcuni casi con maggioranze qualificate rispetto al numero degli Stati ed alla popolazione rappresentata.
Per dirne una. Se non sai le lingue come fai a capire e farti capire?
In ultimo, anche se non sarebbe male, ripeto, che ciò che resta delle organizzazioni politiche promuovessero incontri su questi fondamentali temi e per i quali mi rendo disponibile ad intervenire, l’Unione europea vive e funziona per tutte le sue attività col contributo “nazionale” di appena l’1% del bilancio di ciascun Stato aderente. Insomma tutta l’Unione europea funziona, per esempio, con un personale inferiore a quello del nostro comune di Milano!
Il nazionalismo, invece, è l’esaltazione del particolare, la mania di “contare” qualcosa, di conquistare, per esempio, in un mondo di colonialisti, “l’Abissinia”, di affermare prepotentemente la superiorità del colore della pelle ecc…
- L’Unione europea persegue la pace con metodo inclusivo, solidale, democratico……
Social Profiles