INACCETTABILE DECISIONE DELL’U.E. – noi siamo rappresentanti politici e non lobbisti

Lobby: giro di vite a Bruxelles, pro e contro

 

Altro che revolving doors. Cambiano gli ingranaggi delle porte delle istituzioni europei per i lobbisti che affondano le dita nelle istituzioni europee come se fossero miele. Dal 27 gennaio è online una nuova versione del registro, frutto del lavoro congiunto della Commissione e del Parlamento europeo.

Una banca dati a cui si sono iscritti finora 7.684 soggetti, un numero troppo basso, che sottostima la realtà di Bruxelles. A fare la parte del leone sono i lobbisti interni e le associazioni di categoria, commerciali e professionali, seguiti dalle ONG e dalle società di consulenza specializzate, studi legali, consulenti indipendenti. Il nuovo corso è frutto di un accordo interistituzionale sottoscritto ad aprile 2014 dalle due istituzioni europee. La Commissione Juncker sta lavorando per rendere obbligatoria l’iscrizione al registro europeo della trasparenza da parte dei soggetti impegnati in attività di rappresentanza di interessi particolari.

Nel nuovo sistema il controllo è più rigido: cambiano le modalità di dichiarazione delle risorse umane che svolgono attività di lobby; vengono richieste informazioni supplementari sulla partecipazione a comitati, forum, intergruppi e strutture analoghe dell’Ue e sui fascicoli legislativi attualmente seguiti; si estende a tutte le entità registrate l’obbligo di dichiarare i costi stimati relativi a tali attività. Semplificata, inoltre, la procedura di “allerta e denuncia”, che consente di esercitare un controllo più rigoroso sulle informazioni potenzialmente fuorvianti e di trattarle in modo più efficiente.

Inoltre, scatta l’obbligo di registrarsi per chi desidera incontrare membri della Commissione, membri di gabinetto e direttori generali e per tutte le organizzazioni che intendono prendere la parola nelle audizioni del Parlamento europeo. Nondimeno, la Commissione Juncker ha adottato due decisioni sull’obbligo di pubblicare informazioni sulle riunioni di membri della Commissione e dei direttori generali con organizzazioni e liberi professionisti.

CEMR: “Le nuove regole non rispettano il ruolo democratico dei governi locali”

Una riforma che ad alcuni lascia l’amaro in bocca. Secondo il CEMR – il Comitato che raggruppa 150 mila tra comuni, città e regioni europee in 41 paesi – le istituzioni europee non dovrebbero mettere sullo stesso piano le amministrazioni locali e le lobby.

Il CEMR è preoccupato dell’implementazione delle linee guida del registro della Trasparenza pubblicate a fine gennaio. Afferma il direttore generale per gli affari europei del CEMR, Angelika Poth-Mögele: “Esse non rispettano il ruolo democratico dei governi locali e dei loro rappresentanti, obbligandoli a iscriversi al registro europeo delle lobby. I comuni, le città e le regioni sono organizzati democraticamente, i loro leader sono eletti e hanno un il mandato politico e la legittimazione a rappresentare i cittadini e le loro comunità. E’ loro compito fornire stimoli al dibattito e al processo decisionale, anche a livello europeo. E’ inaccettabile imporre ai rappresentanti politici locali di registrarsi per entrare in contatto con i funzionari della Commissione europea.