Giornata dell’Europa

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Festa dell’europa a San Ferdinando di Puglia

relazione di Roberto di Giovanpaolo

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 Giornata dell’ Europa

San Ferdinando  – Federazione Puglia Aiccre

Venerdì  9 Maggio 2003 ore 10.00

 

“Le politiche dell’ allargamento dell’ unione Europea, la Convenzione Europea e gli scenari politico-economici futuri. Il ruolo dell’ Italia alla vigilia del semestre di presidenza ”

                                                               

INTERVENTO DI ROBERTO DI GIOVAN PAOLO

Segretario generale Aggiunto AICCRE

 

L’ allargamento dell’ Unione Europea, dopo il recente Vertice di Atene, è ormai una realtà. Una realtà democratica e come tale faticosa: faticosa per gli anni di trattative e per la  trattativa finale.  Faticosa perché giunge a mettere assieme il grande spazio europeo tra il Polo Nord e Capo Passero, tra l’ Atlantico e la Federazione Russa, in un momento difficile ed esaltante allo stesso tempo.

Non starò a girare troppo sui concetti : abbiamo da un lato la grande costruzione della Convenzione Europea e dall’ altro la situazione determinatasi con la guerra dell’ Iraq che ancora una volta ha mostrato, come già fece la  dissoluzione della ex Jugoslavia, limiti e difficoltà della costruzione europea.

UN TEMPO DIFFICILE ED ESALTANTE

E però proprio questi tempi sono quelli che ci è dato vivere e che ci è dato di percorrere, vivendo il passato remoto e prossimo non per fermarci all’ “eterno presente” del mugugno e della dilatazione di politiche  “politiciennes” ma di puntare al futuro. Ad un futuro dove lo spazio dell’ Europa potrà certamente essere molto più importante anche di quello che ci eravamo immaginati.

In questo tempo dobbiamo accogliere i nuovi dieci arrivati, dobbiamo con loro decidere che Carta Costituzionale darci, che garanzie di libertà e sviluppo dare a  milioni di cittadini europei; e dobbiamo decidere che ruolo far giocare all’ Europa “nel mondo” e “per il mondo”. Naturalmente anche “con il mondo”, che è una scelta precisa, politica, di non contrapposizione e di apertura ferma e irrinunciabile.

Non voglio ripetere cose che leggiamo tutti sui giornali e che molti oratori possono dire meglio di me , voglio legarmi ad alcune considerazioni concrete e specifiche che derivano dall’ esperienza dell’ Aiccre e del suo essere la  sezione nazionale di un movimento europeo federalista, il CCRE , di oltre centomila enti locali e regionali.

LA CONVENZIONE NON DEVE E NON PUO’ FALLIRE

La Convenzione Europea è il primo luogo in cui verificare le politiche di allargamento in forma concreta. La nuova Costituzione Europea, perché tale deve essere, deve garantire ai cittadini europei l’ acquisizione di diritti e doveri di una nuova nazionalità, quella europea, che non fa perdere la precedente, anzi la esalta fornendo altri strumenti concreti di libertà e di solidarietà tra gruppi sociali, economici e civili.

Il libero passaggio di uomini e donne, di merci, di benessere ma anche di solidarietà concreta, di un Welfare State rinnovato che è una delle direzioni tipiche europee della politica, deve essere esaltato negli articoli di un Trattato sottoposto al voto popolare, con un Parlamento Europeo rafforzato, una Commissione che davvero funga da Governo in relazione e rispondendo politicamente anche al Consiglio  Europeo.

Le soluzioni istituzionali possono anche essere fantasiose ma quello che conta è il risultato: un Parlamento Europeo che partecipi direttamente alle decisioni perché rappresentante dei popoli, una Commissione Europea che governi le politiche dell’ Unione rispondendo a Parlamento e Consiglio ( e noi Federalisti speriamo che divenga un Senato degli Stati), senza contrapposizioni sterili ma anzi facendo crescere le scelte comuni con una unica politica estera e di difesa e sicurezza, con magari un seggio unico alle Nazioni Unite.

E’ questa la strada da percorrere, quali che siano le scelte istituzionali pratiche da seguire. E’ ovvio , per stare al tema, che andrà trovata una formula che garantisca :

–          continuità al lavoro della Commissione Europea;

–          continuità al lavoro del Consiglio Europeo e delle sue articolazioni;

–          rappresentatività per tutte le Nazioni rappresentate .

 

Non sarà facile per la Convenzione ma essa dovrà farcela  e credo che gli interventi sia di Giscard D’ Estaing che quello di Prodi all’ ultimo Vertice di Atene vadano chiaramente in questo senso.

ALLARGARSI E’ FATICOSO

Perché in democrazia le trattative sono obbligatorie,sono laboriose, e rispondono al conflitto sociale ed economico che è il sale della democrazia.

Non ci si può scandalizzare perché si tratta sui fondi strutturali futuri, sulle politiche agricole, su quelle dell’ alimentazione o del credito. E’ giocoforza avere un confronto che c’è e ci sarà con nuovi mercati, più deboli economicamente o forti in alcuni settori, penso all’ agricoltura o a certo piccolo commercio, che nei Paesi di nuova adesione vivono l’ ingresso nell’ UE come una grande opportunità ma anche come un rischio.

Dobbiamo farci carico di queste difficoltà nell’ ambito di una armonizzazione delle politiche e dei mercati che abbiano come riferimento e metro anche la vita delle comunità locali e dei cittadini .

Non si può e non si deve solo immaginare una serie di adesioni sulla base della macroeconomia. Dobbiamo fare tesoro del tanto di bene che ci ha portato la moneta unica, l’ Euro e anche dei piccoli problemi, piccoli in macroeconomia ma grandi per il singolo cittadino, lavoratore, imprenditore, che abbiamo superato o stiamo tentando di superare. Dovremo armonizzare questioni di tassazione diversa, di finanza difficile, di Welfare State, previdenza e servizio sanitario o sociale che debbono essere affrontate con la cura e la diligenza  di chi crede veramente nell’ “aquis communitaire”.

Non è per lottare contro una anarchia dell’ Europa “a la carte” ma anche per fare sì che abbia senso e non sia solo retorica la messa in comune di destini e storie grandi e piccole, nazionali ed individuali.

DEMOCRAZIA E DIRITTI NELL’ ALLARGAMENTO

E’ evidente che in tutto ciò la natura dei rapporti sociali viene messa alla prova. Società nuove alla democrazia e società che vivono la stanchezza dei riti democratici sono messe entrambe alla prova ed al confronto. I diritti sono intesi con maggiore o minore intensità a seconda del vissuto nazionale. Non si deve armonizzare al ribasso ma anzi far crescere i diritti ed i doveri .

L’ Europa non serve solo per l’ economia . E’ un luogo dove far crescere la coscienza  della reciprocità. La base di una cultura della pace che è stato il primo motore  dell’ Unione Europea  dopo il secondo conflitto mondiale.

Questa lungimiranza, questo sguardo rivolto al futuro dei padri dell’ Europa va oggi confermato con la crescita di relazioni e di contatti diretti nello spazio europeo allargato.

In questo spazio europeo la pace deve essere una direttrice , la libertà religiosa uno strumento di contatto e perfino di allargamento futuro, si pensi solo alla possibile adesione della Turchia con il suo portato di Paese musulmano.

La messa in comune di strumenti di sicurezza dei cittadini, che vuole dire politica estera “preventiva” invece della “guerra preventiva”, difesa e sicurezza come concetti europei anche nel campo del peacekeeping preventivo con un mix di esercito europeo di forze armate e di volontariato civile  vuol dire scelte concrete , paganti da domani.

E vuol dire, per fare solo un esempio, bilancio comune in questi settori, dunque scelte comuni di politica estera e di difesa e sicurezza.

Ma vuol dire accettare di nuovo l’ idea dell’ unione Europea come luogo di vita e di passaggio di culture,di transumanze umane, culturali, sociali. La sicurezza non è data dalla semplice chiusura dello spazio europeo come una fortezza ma anche soprattutto dalla sua apertura culturale , mentale, sociale ed economica.

C’E’ SPAZIO PER L’ ECONOMIA ?

A chi avesse qualche dubbio che parlando di diritti e di costituzione europea tralasciassimo le difficoltà e le sfide della economia voglio fare una rassicurazione. Il diritto ad intraprendere , il diritto al lavoro, sono diritti fondamentali. Che liberano l’ uomo e con i quali l’uomo e la donna europei possono costruire la loro e la nostra libertà in tutti gli altri campi.

C’ è spazio per l’ economia europea a dimensione umana. C’ è spazio quando si chiama sviluppo; quando crea negli imprenditori e nei lavoratori una vera e propria “classe dirigente” .E classe dirigente non è solo l’ elenco degli uomini più ricchi d’ Europa contrapposti a quelli degli Usa. Ma è avere una visione . Possibilmente una comune visione europea.

Far crescere questa classe dirigente è compito della politica,  e non quello di ingerirsi nelle singole specializzazioni economiche. Compito della Unione Europea è far crescere le condizioni di conoscenza, di eguaglianza, di opportunità, di diffusione di  conoscenza e di relazioni economiche e politiche.

In ciò, spezzo una lancia per le autonomie locali e regionali, il “locale”, a patto che sappia essere “globale” è vincente ed europeo. Europeo con una visione.

Serve confrontarsi, fare e cambiare le direttive europee, far incontrare comunità locali e comunità economiche.

Il gemellaggio sarà anche uno strumento storico ma non obsoleto, se vissuto intelligentemente, e sindaci e responsabili di Camere di commercio lo sanno bene.

CONCLUSIONE ….

Tutto quello che abbiamo visto, tutto quello che ruota attorno alla Convenzione Europea  e al dopo Iraq, al confronto pratico tra cittadini europei che confrontano le loro monete uniche e al confronto istituzionale sul futuro dell’ UE a 25 e poi a seguire a 27 e così via , lo abbiamo detto è esaltante e terribile al tempo stesso.

L’ Italia, tutta l’ Italia ha una chance con il semestre europeo di presidenza ed anche dopo ovviamente, di far pendere la bilancia verso lo scioglimento dei conflitti, verso il futuro dello sviluppo.

Senza retorica e senza fingere che ciò sia facile, l’ Italia deve contribuire alla firma del nuovo Trattato post Convenzione Europea sciogliendo i nodi di cui abbiamo parlato all’ inizio.

Può e deve contribuire ad aprire le relazioni verso il Mediterraneo (ed è finalmente caduto l’ ultimo muro di vergogna a Nicosia, a Cipro), può far svolgere all’ Europa una politica unita ed unica verso America Latina , Africa ed Asia, verso il Sud del mondo  che sappiamo che possiamo aiutare solo se armonizzeremo le politiche con i nuovi Paesi che aderiscono oggi all’ Ue facendo scomparire quella idea che anche noi spesso abbiamo avuto in passato, che l’ egoismo nazionale e la conflittualità interna in Europa aiuti a crescere.

Non è l’ egoismo personale e nazionale a far crescere una nazione, ma la sua apertura.

La storia delle Comunità Europee e dell’ UE lo hanno insegnato.

Vale la pena essere promotori verso il futuro di questo presente difficile ed esaltante. Significa essere competenti, avere standards europei, credere nel modello europeo di sviluppo e di Welfare State. Significa fare dell’ economia cultura e creare classi dirigenti .

Significa una scelta politica precisa.

L’ Italia può essere determinante in ciò.

Credo che tutte le autonomie locali e regionali lo stanno già facendo con i loro sforzi quotidiani e il semestre italiano di presidenza dell’ UE dovrà avere questo “taglio” se vorrà essere il cardine di una vera Unione Europea allargata.

Il passato, di fatto, non può esistere, perché l’ allargamento è venuto ed anche la guerra dell’ Iraq, come già quella della Jugoslavia è passata, con il suo carico di dannazione e di domande . A chi fa politica spetta ora dare risposte e non più spiegare cosa accade.

Siamo in Europa e non in un Istituto di sondaggi….